“MIELA REINA. La nuova arte a Trieste” di Paola Bonifacio

Mercoledì 7 maggio, ore 18:00

Ventiquattresimo volume della Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste a cura di Luca Geroni – Davide Pillitu dialogherà con l’autrice

Mercoledì 7 maggio alle ore 18.00, alla Biblioteca Comunale “P. A. Quarantotti Gambini”, sarà presentato “Miela Reina. La nuova arte a Trieste” di Paola Bonifacio, ventiquattresimo volume della Collana d’Arte della Fondazione CRTrieste dedicato alla poliedrica figura di Miela Reina, protagonista indiscussa dell’arte triestina e nazionale della seconda metà del Novecento. L’autrice dialogherà con lo storico dell’arte Davide Pillitu con l’intento di far emergere, nel contesto della Trieste dell’epoca, la figura dell’artista in tutte le sfaccettature della sua complessa personalità artistica. La serata sarà arricchita dalla proiezione delle sue opere d’arte e da alcune registrazioni che consentiranno di ascoltare la sua voce. Miela Reina (1935-1972), dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Venezia, insegnò a Trieste presso l’Istituto Statale d’Arte. Nonostante la prematura scomparsa, a soli trentasei anni, segnò profondamente la storia dell’arte italiana degli anni Cinquanta e Sessanta. Artista eclettica sperimentò numerose tecniche (pittura, scultura, grafica e scenografia); con il pittore Enzo Cogno fondò e diresse la Galleria “La Cavana”, luogo di diffusione delle tendenze artistiche del tempo; nel 1964 insieme a Caraian, Chersicla, Cogno, Palcic e Perizi costituì il gruppo “Raccordosei”, promuovendo numerose mostre collettive in Regione, a Venezia e nell’ex Yugoslavia.

La sua produzione artistica si caratterizza per un forte uso del colore e una materia pittorica densa, influenzata dalle correnti espressioniste e informali. L’artista ampliò il suo repertorio artistico esplorando l’installazione e l’arte concettuale in una continua evoluzione, utilizzando materiali non convenzionali e creando opere in antitesi con le tradizionali categorie artistiche. Significativo, inoltre, è l’impiego ricorrente di simboli personali che diventano una grammatica visiva unica; cuori-bretzel, buste postali, forbici e frecce contribuiscono a creare un’iconografia affascinante e profondamente personale. Le forbici, in particolare, possono essere interpretate come metafora di taglio e trasformazione, riflettendo forse il desiderio dell’artista di recidere legami con tradizioni artistiche precedenti o di esplorare nuove dimensioni espressive. La loro presenza nelle sue opere sottolinea l’importanza che Reina attribuiva al concetto di metamorfosi e al processo creativo come atto di continua ridefinizione.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

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